L'esilio di Dante si inserisce all'interno della lotta tra guelfi bianchi, fautori di una politica più autonoma rispetto al papa, e guelfi neri, strettamente legati al pontefice per interessi economici.
Il podestà Cante Gabrielli, della fazione nera, aveva dato inizio, dall'anno precedente, ad una sistematica persecuzione degli esponenti della parte bianca; con le condanne del 27 gennaio e del 10 marzo 1302 il poeta fu condannato, in contumacia, al rogo e alla distruzione delle case.
Dopo gli iniziali tentativi di rientrare a Firenze, Dante si spostò presso varie corti della Romagna, poi a Bologna, Padova, nella Marca Trevigiana, in Lunigiana, probabilmente a Forlì e a Verona, alla corte di Cangrande della Scala.
Ultima tappa fu Ravenna, dove trovò la morte nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321, dopo aver contratto la malaria nelle Valli di Comacchio, di ritorno da un'ambasceria presso il senato veneziano.
Dal momento dell'esilio il poeta non aveva più rivisto la sua città natale.
La tomba di Dante a Ravenna |
Nessun commento:
Posta un commento