L'incendio, scoppiato nella zona del Circo Massimo, infuriò per nove giorni, propagandosi a quasi tutta la città.
Tre quartieri, sui quattordici che componevano Roma, andarono completamente distrutti, altri sette subirono danni più limitati.
Ben presto si diffusero voci sulla colpevolezza dell'imperatore Nerone, il quale, secondo alcuni racconti, si sarebbe messo a cantare della caduta di Troia osservando l'incendio dal suo palazzo.
Per far placare le voci su di lui, Nerone avrebbe accusato dell'incendio i cristiani, che, stando alla descrizione di Tacito, erano una setta invisa a tutti; furono scelti come capro espiatorio anche perché nei giorni precedenti alludevano ad una fine del mondo molto vicina, che sarebbe avvenuta tra le fiamme.
Nerone, comunque, si impegnò parecchio nella ricostruzione, stabilendo una serie di regole per impedire altri episodi simili; l'opera principale fu però la Domus Aurea, la nuova residenza imperiale.
L'incendio di Roma in una rappresentazione di Karl Theodor von Piloty (1861 ca.) |
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